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San Marino volta le spalle all’Europa. Il popolo del Titano – poco più di 33mila anime – risponde senza entusiasmo al referendum per l’ingresso nell’UE. E il quorum svanisce. Così anche quel 50,28 per cento raggiunto dai ‘sì’ a nulla è valso contro la timida accoglienza opposta alla consultazione.

A pesare sarà stato, sicuramente, il proverbiale campanilismo del Titano, la legittima aspirazione all’autodeterminazione, non da ultimo la volontà di conservare in toto certi ‘privilegi’ fiscali.

Ma anche il fatto che questa Europa ha stancato e non appassiona più. Bruxelles è sempre più distante. Il guaio è che è anche sempre più potente.

L’Europa è partita affrontando questioni di lana caprina – dalla dimensione dei cetrioli alla forma della frutta – e negli anni ha allargato la sua sfera di influenza fino a diventare arbitro e padrone delle decisioni dei singoli Stati membro. Tanto che oggi anche il quantitativo di letame ammesso per la concimazione dei campi passa attraverso le decisioni UE.

Il paradosso è, però, che il parlamento Europeo, unico ad essere eletto dai cittadini, nei fatti decide un bel niente. La commissione è quella che veramente incide. E non vi è nessuno di diretta nomina popolare.

Così si alimenta il distacco. Intanto l’Europa ingloba poteri. Moneta, rapporto debito-pil, obiettivi ambientali, trasporti. A decidere è Bruxelles, cervello di un nuovo super Stato che alimenta se stesso. Sempre più affamato, sempre più lontano da popoli e territori.

Neanche di fronte al grido d’aiuto italiano, che ha più volte chiesto rinforzi nella gestione dell’emergenza sbarchi, l’utilità e l’efficacia di questa Europa si sono fatte sentire. Il vergognoso snobismo con cui sono state gelate le nostre richieste dovrebbe aprire gli occhi.

Per questo il piccolo-grande rifiuto di San Marino è un segnale che deve far riflettere, per realizzare una nuova Europa, che guardi alle genti e sappia tutelare i propri ‘associati’.

Dei Barroso e dei Van Rompuy, francamente, ne possiamo fare tranquillamente a meno.

Filippo Manvuller

L’Unione il suo primo grande obiettivo l’ha finalmente raggiunto: la pacificazione tra gli Stati. E’ l’altroieri, storicamente parlando, che c’è stata la Seconda Guerra Mondiale; appena ieri i conflitti nei Balcani.

Perchè ridiscutere tutto? Un luogo dove calmierare le tensioni serve.

Poi, che la politica economica europea spesso sia surreale, è vero: la nostra industria saccarifera è stata letteralmente uccisa da politiche che privilegiavano la produzione di zucchero altrove, e nulla si è fatto per difendere la nostra indutria cartaria: entrambe erano orgoglio e vanto, bacino di competenze… sono scomparse.
Ma la politica economica si può correggere, si può cambiare rotta. Siamo ormai cittadini europei in tutto e per tutto, non si torna indietro e si può solo guardare avanti. Quindi proponiamo riforme, facciamo pressione in modo trasversale, creiamo reti transnazionali di coetanei. Cerchiamo di incidere!

Antonella Cardone

2 thoughts on “San Marino volta le spalle all’Europa. E fa bene

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